La Fattoria Senza Padroni

Ad oggi una ventina di persone hanno scelto di vivere in comune nei poderi di Mondeggi, donando grande parte del proprio tempo e delle proprie energie al progetto di custodia ed in particolare alla sua parte agricola. La partecipazione al presidio è aperta a tutt* e l’ampliamento del numero di presidianti è sempre auspicabile.del

Il lavoro di recupero, manutenzione e messa in produzione della Fattoria Senza Padroni viene portato avanti dalla comunità con vari livelli di partecipazione e coinvolgimento ed è frutto di percorsi formativi e di confronto con esperti di agricoltura naturale e sostenibile. L’agricoltura contadina viene intesa come una rivisitazione in senso agroecologico del modello agricolo tradizionale delle nostre campagne, nel rispetto dei cicli naturali e della dignità degli animali e delle persone. Un’agricoltura che si avvale di una meccanizzazione  ridotta al minimo, che massimizza la multifunzionalità e l’importanza della biodiversità negli agroecosistemi.

La multifunzionalità si esprime nella ricerca di sinergie tra le diverse attività agricole: la coltivazione di seminativi, alberi da frutto, ortaggi, piante aromatiche e zafferano, la gestione di olivi e vigne,  l’allevamento di galline ovaiole, l’apicoltura, il vivaio, le produzioni erboristiche, la panificazione e la birrificazione.

L’oliveta (circa 10000 piante), completamente abbandonata e parzialmente invasa da edera e rovi, è stata presa in custodia nella sua quasi totalità, grazie a un progressivo ed enorme lavoro di potatura e pulizia portato avanti da centinaia di persone del territorio e grazie a  numerose giornate di lavoro collettivo.

La vecchia gestione era, al contrario, fortemente meccanizzata. Questo comportava, ad esempio, che gli olivi presenti nella fattoria mostrassero una forma  d’allevamento monocono, adatta alla raccolta mediante vibratori meccanici del tronco. Oggi, gran parte di questi olivi sono stati riformati verso forme a vaso per facilitare la raccolta manuale  e agevolata del frutto.

 

Una buona metà della vigna, circa 8 ettari fin’ora trattati chimicamente come previsto dai bandi annuali di gestione, è stata curata e convertita con metodi  biologici.

 

La coltivazione dei seminativi avviene a cicli triennali, ruotando le semine di cereali, leguminose e foraggiere, fertilizzando con pascoli e  sovesci, in un’area di circa 15 ettari.  Vengono seminate, mescolate e riprodotte diverse varietà antiche di frumento ed una popolazione evolutiva composta da una ricchissima diversità genetica che si adatta progressivamente ai terreni, alle  tecniche di coltivazione e al clima in continuo cambiamento.

 

Il grano e l’orzo vengono impiegati per la panificazione artigianale a lievitazione naturale e per la birrificazione.

I due apiari per la produzione di miele,  derivante dalle specie vegetali caratteristiche delle colline toscane,  comprendono circa 50 famiglie di ape ligustica, allevate senza l’utilizzo di nutrizione artificiale e con l’impiego di acidi organici per il  contenimento della varroasi.

 

Nell’Ottobre 2014 parte la campagna di finanziamento “Adotta un Albero”, rivolta a tutta la cittadinanza della piana fiorentina per realizzare un impianto di varietà antiche di diverse specie di alberi da frutto. Grazie a questa iniziativa è stato possibile mettere a dimora circa 400 piante da frutto.I due ettari di frutteto proseguono il proprio  sviluppo dopo aver superato anni difficili, a causa della siccità e  delle continue incursioni degli ungulati. La coltivazione, rinforzata la  recinzione e dotata di un sistema di irrigazione, si avvia così verso una generosa fruttificazione. L’impianto prevede delle file più rade per  lasciar spazio a coltivazioni promiscue e sovesci.

Data la situazione di  scarsità idrica e l’assenza di pozzi funzionanti, il frutteto e gli orti vengono irrigati grazie alla raccolta sistematica dell’acqua piovana e  alla costruzione di un impianto di fitodepurazione delle acque grigie.  L’ottimizzazione del consumo idrico permette la produzione di ortaggi per autoconsumo durante tutto l’anno con approccio naturale e sinergico.

La biodiversità viene accresciuta anche grazie ad una Casa delle Sementi, creata grazie ad alcune giornate di scambio dei semi organizzate con la Rete Semi  Rurali, e all’attività di vivaio con sede nelle due serre adiacenti agli  orti.

Grazie a un minuzioso lavoro manuale, circa 500 metri quadrati ospitano alcune migliaia di bulbi di zafferano che producono una  spezia di prima categoria.

Insieme all’attività erboristica si è creato un  percorso aperto di autogestione della salute che, attraverso dibattiti,  corsi di riconoscimento delle spontanee, laboratori di autoproduzione,  sedute di trattamento, esplora e pratica varie discipline alternative al  sistema che risponde agli interessi delle case farmaceutiche.