A PROPOSITO DI SGOMBERI E REPRESSIONE UNO SGUARDO SULLA CITTÀ DALLA FATTORIA DI MONDEGGI

Dopo un’estate rovente da svariati punti di vista, ma soprattutto per quanto riguarda gli sgomberi di alcuni importanti spazi autogestiti in città, ci teniamo in quanto partecipanti e custodi di una delle più estese occupazioni dell’area fiorentina a restituire un’analisi di quanto accaduto in questi mesi a Firenze e non solo.
Il 29 Giugno, come ormai già tristemente noto a tutte le persone sensibili alla pratica dell’autogestione, entra in vigore la direttiva Piantedosi. L’efferatissimo ministro degli interni, strumentalizzando il caso di Kata, la bambina peruviana scomparsa dall’hotel Astor, raccomanda alle prefetture di tutta Italia di eseguire sistematicamente ogni azione necessaria allo sgombero delle ormai sempre più rare occupazioni abitative e sociali rimaste ancora attive.
In tale direttiva non vi è solo un caloroso invito ad ogni amministrazione a collaborare con prefettura e questura per portare a termine il rastrellamento degli ultimi baluardi di riappropriazione dal basso dei propri diritti, ma vi è anche una sistematizzazione di tale operazione tramite un censimento trimestrale di ogni spazio ancora occupato e l’immissione del reato di concorso di colpa per le proprietà degli stabili che non collaborano nelle operazioni di sgombero.
Questa direttiva non è che una delle tante politiche apertamente fasciste che questo governo, il più a destra della storia repubblicana, sta portando avanti da quando si è insediato.
Tra le tante ci preme ricordare le politiche transfobiche e omofobe, le politiche razziali congiunte ai rimpatri forzati e alla criminalizzazione delle ONG che si occupano della questione migratoria, fino al sequestro delle loro imbarcazioni che ogni giorno salvano centinaia di vite in mare, la recente drastica riduzione degli ammortizzatori sociali in favore di investimenti bellici, le politiche di repressione verso qualsiasi forma di dissenso e l’utilizzo indiscriminato del reato di terrorismo, la retorica confusa e ambigua rispetto ai cambiamenti climatici dove a seconda dei casi o ci sono sempre stati o sono un tramite per giustificare il cosiddetto green washing e la coltivazione e commercializzazione degli OGM di nuova generazione.
Detto ciò non siamo certo convinte che l’opposizione presente in parlamento sia l’alternativa che rappresenti le nostre lotte, tutt’altro. Sappiamo bene che il PD è in prima linea, è proprio il caso di dirlo, nell’avvallare la guerra in Ucraina e più in generale le politiche guerrafondaie della NATO, coperte come al solito dalla retorica della “difesa della democrazia”. In questo l’amministrazione locale del PD di Firenze è perfettamente allineata, avendo approvato di recente l’insediamento di un nuovo comando NATO nella caserma Predieri di Rovezzano, in piena città, nel vergognoso silenzio generale dei media e delle istituzioni.
Inoltre sappiamo bene che questa amministrazione incentiva la gentrificazione e gli affitti insostenibili perseguendo il modello ormai ventennale di “Firenze città vetrina”, puntando solo sulla costruzione di centri commerciali e student hotel economicamente inaccessibili ai più, e porta avanti politiche di ripristino della “legalità” ad ogni costo chiamando in causa DDA, DIGOS e questura come se nulla fosse, lamentandosi pure della poca militarizzazione del centro città, mostrandosi quindi perfettamente allineata con le politiche dell’attuale governo.
Inquadrata la situazione ci teniamo ad aggiornarvi e argomentarvi la posizione di Mondeggi Bene Comune nei confronti di tutto ciò in virtù dei cambiamenti avvenuti nella nostra comunità diffusa :

nove anni fa abbiamo deciso di occupare parte della tenuta di Mondeggi. Non è stata una scelta di principio, anzi. Abbiamo deciso di occupare in seguito alla richiesta, negataci sia dal comune di Bagno a Ripoli che dalla Città Metropolitana di Firenze, di concessione dei terreni e delle coloniche di Mondeggi, all’epoca abbandonate da più di 5 anni.
L’occupazione è nata per impedire la svendita del bene pubblico ai privati, com’era nelle intenzioni dell’amministrazione fiorentina, e per rispondere all’esigenza da parte di giovani aspiranti contadine ad avere la possibilità di accesso alla terra. La risorsa “terra” era ed è tutt’oggi una risorsa che come tante altre è soggetta alle leggi del mercato e in quanto tale spesso è inaccessibile perché troppo cara, privatizzata, svenduta, inquinata e cementificata, in una parola, mercificata. É da questa riflessione che nasce “la terra non si vende, si coltiva e si difende!” ed è ciò che abbiamo cercato di fare in tutti questi anni.
L’occupazione nasce quindi per puntare i riflettori su tutte queste criticità e falle del sistema. Per anni siamo stati considerati dalle istituzioni abusivi e illegali. Poi “un bel giorno” è arrivata la promessa di una pioggia di soldi per la ristrutturazione della tenuta che sarebbero stati forniti alla città metropolitana di Firenze dall’Unione Europea attraverso l’ingranaggio del PNRR. E così le istituzioni hanno finalmente deciso di riconoscere questa comunità e di sedersi ad un tavolo di trattativa con noi.
Attraverso un processo decisionale lungo e doloroso di cui abbiamo parlato altrove, abbiamo deciso di “stare al gioco”, di sederci a questo tavolo, consapevoli però non solo che le istituzioni con cui trattiamo ci hanno sempre considerati dei banditi e che per mero opportunismo politico adesso ci tendono la mano, ma anche che la macchina capitalista possiede delle logiche perverse e volatili che avrebbero potuto cambiare lo scenario della trattativa da un momento all’altro anche a prescindere dalla volontà dei nostri diretti interlocutori istituzionali.
Per questo ci teniamo a togliere ogni ambiguità. Stare al gioco può comportare organizzare nuovi strumenti con cui non abbiamo dimestichezza, impegnarsi a capire e aggirare le logiche che questo  sistema mette a punto per normalizzare e fagocitare la linfa vitale del cambiamento sociale e politico dal basso, interloquire con posizioni di potere portatrici di interessi contro i quali lottiamo tutti i giorni da anni, con l’unico fine di portare avanti le nostre rivendicazioni: accesso alla terra, terra bene comune, comunità che si autodeterminano e fattorie senza padroni.

Detto questo, interloquire con le istituzioni non può e non deve significare venire a patti con la nostra coscienza, rinunciare ai nostri principi né tanto meno compromettere il lungo e paziente lavoro che ha costruito l’ossatura della nostra comunità.
Ci sembra a questo punto doveroso precisare che il nostro percorso è anticapitalista, pur consapevoli dei dubbi e delle ambiguità che possono sorgere nell’ostinarsi ad usare questo termine. Siamo d’accordo nel dire che viviamo in un sistema capitalista, neoliberista, che riduce tutto a merce, svuotando di valore e di senso ogni cosa; una “macchina” talmente pervasiva che si insinua in ogni aspetto delle nostre vite, plasmandole a sua immagine e somiglianza. Noi ne siamo purtroppo figlie e figli e quotidianamente ne ereditiamo i vizi e i limiti umani e ambientali. Non è affatto facile capire, in questa situazione, quale antagonismo è ancora possibile: ciò che cerchiamo di portare avanti nella nostra comunità è la presa di coscienza e l’autocritica individuale e collettiva nei confronti di questo modello economico-politico passo dopo passo, in un movimento in cui la messa in discussione di questo sistema non può che passare da una messa in discussione delle nostre vite e della nostra quotidianità.
In questo contesto, è per noi importante ribadire che ci opponiamo ad ogni strumentalizzazione della situazione, che vorrebbe dipingere Mondeggi Bene Comune come l’occupazione buona e ‘consentita’, così diversa dalle occupazioni cattive e criminali, non degne di interlocuzione ma solo di brutale repressione.
Quindi ci teniamo a ribadire che siamo nati e tutt’ora siamo un’occupazione, pertanto qualsiasi forma di riappropriazione dal basso di un bene pubblico o privato in disuso è per noi legittima se non spesso necessaria al soddisfacimento dei propri bisogni e al raggiungimento dei propri obiettivi politici, purché questi si riconoscano nei valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo e dell’antisessismo, e rientrino nella pratica dell’autogestione, dell’orizzontalità e dell’inclusività; per noi l’occupazione è un mezzo del tutto legittimo, spesso l’unico a disposizione, per combattere il disagio sociale e sopperire alle mancanze e alle ingiustizie messe in atto dallo stato e dalle istituzioni.

Contro ogni fascismo

Solidarietà a tutte le compagne e i compagni che quotidianamente denunciano, contrastano e arginano il disagio sociale, che si autorganizzano e lottano per i propri diritti, per un mondo giusto e una vita bella.

MONDEGGI BENE COMUNE-FATTORIA SENZA PADRONI